Essentials riprende un po’ quello che avevamo iniziato con Hold Me Tight, a livello di contenuti e di goal impostoci da raggiungere: una cinquantina di dischi emo, punk e hardcore essenziali per le nostre pile di dischi e cartelli di mp3.
Dei Broken Hearts Are Blue si trovano pochissime informazioni, se non sulla Bibbia del genere: nati dalle ceneri degli Ordination Of Aaron, prendono il nome da una didascalia sotto una foto di James Dean scritta e appesa nella camera del cantante Ryan Gage, sono stati attivi per tre anni, la media di ogni gruppo emo delle prime due-tre ondate. Musicalmente parlando erano dei fighi di prim’ordine: una specie di Sunny Day Real Estate più grezzi e meno spiritualoni, con i testi a metà fra lo strappa lacrime e quel dire tutto e dire niente che fa tanto Salinger, come da tradizione emo che si rispetti – basta leggere quello di You Have Engaged Me per capire il concetto. La formula musicale si discosta poco dalle guitars and videogames, ma la peculiarità stava nel cantato, fatto di linee melodiche dello stampo di Jeremy Enigk cantate con un tono rubato sia a Billy Corgan che agli Split Lip/Chamberlain. Quando in And Then Ryan carica il diaframma e inizia ad urlare da l’impressione che stia per sputare fuori il cuore, e sembra davvero lo spaccazucca pelata. È da brividi sulla schiena per quanto abbia una voce fastidiosa come un gessetto che graffia sulla lavagna il tuo nome e quello della morosina in un cuore fatto male. Medesima cosa per Blue Times, che è un quadro di teen angst anni ’90 fra poster di D’Arcy, Greta Garbo e la scaletta di un concerto dei Fugazi.
I need songs for lovers. Nobody writes them anymore.
(Ultimissima chicca è l’accento svedese che il cantante millanta di avere. Mezza gag.)
Uau, cento di queste segnalazioni, grazie.
Grande. ci sono certi album che pensi di aver solo tu in casa e quando scopri che non è così è un piacere tutto speciale da condividere.
Questo album è tra i miei dieci preferiti del periodo: http://www.the-pulpit.com/2007/03/1996-e-dintorni.html