Le leggende il più delle volte le fanno gli abbandoni e le chiusure.
La cosa che si ricorda di Platini per dire, a parte i goal, è che si è ritirato presto, prestissimo a 32 anni. Senza voglia di battere record o fare la foca ammaestrata per soldi, basta. C’est fini.
I Laghetto erano un gruppo che ad avercelo oggi sai le magliette, sai twitter, sai facebook, sai sta grandissima fava di globalizzazione e di dischi vuoti e pieni di marketing come si sarebbero dovuti inchinare a novanta gradi. Invece no, i Laghetto ai giorni d’oggi non ci sono mai arrivati, due dischi che definire TUTTO è riduttivo con quell’hardcore sbilenco per come perdio va suonato e strillato e quei titoli a metà tra la presa per il culo e il senso di quello che si canta, come il bellissimo L’odore dei pomeriggi quando li butti via o ilconcettodelladroga o Obi Wan Kenobi (Jedi Old School). Gruppi matti così non ce ne sono più, c’erano gli Inferno (che amo) e che anche loro hanno chiuso baracca e burattini, ma tutti quelli che hanno amato almeno una canzone accacì e le deviazioni da trentesimo tornante e vomito in gola tipo Locust almeno una volta nella vita, per me, dovrebbero sentire Sonate in Bu minore e buttare al cesso tutto il resto.
Tutto questo per dire che a valle di un panegirico così, che comunque una sua importanza ce la dovrebbe avere visto che non scrivevo da due settimane è uscito il doppio disco tributo ai Laghetto in fridaunlò, ci partecipa quella che ad occhio è la gente più meritevole del panorama italiano, i Marnero, gli Uochi Toki, gli Inferno (daje), Bologna Violenta, Heisenberg, Chambers, i Luminal e un milione di altri.
Qui c’è il link
Prima però sentitevi sul soundcloud Sonate in Bu minore, almeno una volta nella vita. Poi mi dite.
(ah c’è anche disponibile una gallerie di pseudo cover realizzate da personaggioni belli. Uno è Francesco Farabegoli. Auguri ciccino)