“Ma quando escono i sub?” – Puntata #3: Laura non c’è.

E’ andata via, Laura non è più cosa mia.

Mo’ non fate gli sdegnati dicendo BLEEEEEEEEEH NEK, perché mi gioco quel che volete che l’avete riconosciuta al volo e magari l’avete letta cantandola.
Conosco gli abissi umani, non mi fregate.

Comunque, non è di Nek che voglio parlare, ma di Laura. Palmer, per essere chiari.
Questo non è un post didascalico sull’importanza di Twin Peaks nell’immaginario MONDIALE, nonché su quello più circoscritto della nostra generazione che ripeteva in continuazione la catchphrase del telefilm ben prima che questo andasse in onda. Né tantomeno un post su quei personaggi GIA’ MORTI che comunque ci entrano in testa o sono rilevantissimi a livello di narrazione (come il povero Kevin Costner ne Il Grande Freddo. Dite che non c’era? C’era, c’era…). Sheryl Lee sarà per sempre la morta, congelata Laura.

Super fredda.

Super fredda.

Non parlerò nemmeno della gestione IMBARAZZANTE di telefilm e script, con l’estromissione di Lynch, la rivelazione del colpevole a cazzo, il crollo degli ascolti, il ritorno di Lynch sul finale, giganti, nani, cavalli, tende rosse, prospettive spaventose, come sta Annie?

Parlerò dell’impossibile eredità che Lynch ha mollato ai telefilmer. Un’eredità finora raccolta da nessuno, è vero.
Ma forse le cose iniziano a muoversi.

Quest’anno, per esempio, il crime ha iniziato a cambiare strada. Perché diciamocelo pure, 24 puntate con ogni volta IL CASO DEL GIORNO stile CSI hanno anche un po’ sfracassato le gonadi. Noi vogliamo una storia. Vogliamo eserciti di comprimari. Vogliamo paesini isolati. E chi ci darà tutto questo? Che domande: gli Inglesi.

So che sto già iniziando a sembrare una che quando sente dire nou invece di no inizia a sbavare, e forse un po’ è vero, ma è anche vero che lo stile anglosassone, fatto di miniserie da 6/10 episodi, riesce a costruire dei crime da brivido e a chiudere tutte le trame prima di annoiarci a morte.

Non sono morta, sto riposando gli occhi

Non sono morta, sto riposando gli occhi

Il primo esempio che mi viene alla mente è BROADCHURCH.
Broadchurch è andato in onda su ITV con 8 puntate da tre quarti d’ora. Ci troviamo David Tennant con un incomprensibile accento scozzese, Vicky McClure (non bella quanto in This is England, ma sempre bravissima) e alcuni comprimari gustosissimi, tipo mastro Gazza, alias David Bradley, e Arthur Darvill (Rory del Doctor Who).

La trama è scarnissima: in  un paesino su una scogliera viene rinvenuto il corpo di un ragazzino del posto. Un ispettore appena arrivato da  fuori (è sempre così) affiancherà la tizia alla quale ha soffiato la promozione per risolvere il caso.

Ovviamente tutti hanno un segreto da nascondere, la gente per lo più fa schifo e non bisogna fidarsi di nessuno. Vi ricorda niente?
Ecco.
Però, se anche la premessa è identica, Broadchurch ha l’enorme pregio di non farsi trascinare nel paranormale (sebbene a un certo punto siamo portati a crederlo), allontanandosi così dal rischiosissimo paragone con l’antenato.
Non c’è nemmeno quella vena di surrealtà né di comicità che possiamo trovare in Twin Peaks.

E allora de che cazzo stamo a parla’? chiederete giustamente voi.

Il richiamo a TP è tutto d’ambientazione, di senso di soffocamento, di segreto, di vermi sotto a un sasso.
Se volete provare un crime in cui più che la scoperta del colpevole (che si scopre, però, state sereni) contano le reazioni alla cosa, un crime psicologicamente intenso, Broadchurch fa per voi.

Il secondo esempio vede invece un ritorno in grande spolvero di Gillian Anderson, che riesce ad essere espressiva come una lastra di granito immersa nel piombo, ma mi dicono sia funzionale al personaggio, quindi va bene.
THE FALL, questo il titolo, è una miniserie in 5 episodi da un’ora ciascuno. Segue la storia del sovrintendente Stella Gibson, che viene trasferita a Belfast da fuori (uhm…) per il riesame di un caso, e invece finirà per dare la caccia a un serial killer creepyssimo.
Qui non c’è colpevole da individuare, perché in realtà non è un giallo. Il colpevole viene subito presentato.
E’ una discesa nella follia e nel distacco dalla realtà, un tf visivamente splendido anche nei momenti più disturbanti (per i deboli di stomaco: non c’è nulla di splatter).
Il mostro è davanti ai nostri occhi, e di nuovo serve a far leva sull’atavico Conosciamo davvero chi crediamo di conoscere?, a smuovere il fondo limaccioso delle nostre paure, perché il mostro – sorpresa sorpresa – è un uomo come gli altri.
E nel presentarlo non c’è compiacimento, non c’è compassione.

C’è uno sguardo freddissimo sulla natura umana in tutto il suo orrore, non addolcita dalla consolazione dell’intervento dell’entità maligna che aiuta a spiegare perché.
C’è un paesino, o una piccola città, c’è l’illusione di sapere, di essere al sicuro, e poi c’è il mostro più spaventoso di tutti:
l’assenza di una vera motivazione per il male.

E allora caliamoci nel buio, squarciamo il velo ed esclamiamo tutti insieme: NOU!