Quest’anno è uscita parecchia roba, al punto che mi sono visto costretto a rompere il limite dei dieci dischi ed aumentarlo di cinque. C’è un po’ di tutto, ma alla fine più che una lista a me sembra un gran album di ricordi.
L’ordine è chiaramente sparso. Cliccando sulle citazioni ci sono i video alle canzoni preferite/video ufficiali/entrambe le cose/nessuna delle due.
R.E.M. – Collapse Into Now
E’ stato probabilmente il disco dell’anno per svariati motivi. Nient’altro da dire, o forse sì.
Gazebo Penguins – LEGNA
Ho una teoria tutta mia sulle band che dopo un tot decidono di cantare in italiano che non starò qui a spiegare ma è più che positiva nei confronti dei diretti interessati. I pinguini hanno semplicemente risbattuto in faccia quel concetto, così come i Fine Before You Came lo fecero con Sfortuna. Dal lato del disco in sè i pezzi sono corti e hanno quella botta che ti fa venire la pelle d’oca. Fra i dischi dell’anno a colpo sicuro già dopo il primo ascolto.
So che hai sognato di nuovo i tamburi, ma non ti posso sottrarre i pensieri
Touche Amore – Parting The Sea Between Brightness And Me
Ne ho già parlato altre seicento volte dei TA, non so cos’altro possa dire oltre che pur essendo inferiore al disco prima – ..To The Beat Of A Dead Horse – questo nuovo cd sia una bomba stratosferica, detto in parole semplici, così quanto semplici sono loro e siano rimasti pur finendo nelle pagine calde di Alternative Press e nelle home di milioni di blog di mezzo mondo.
Algernon Cadwallader – Parrot Flies
Il demo era meglio, forse. Forse non è nemmeno vero perchè Parrot Flies ha solo dilatato i tempi di Some Kind Of Cadwallader e messo alla prova l’ascoltatore. Hoods Up avrebbero detto gli Street Smart Cyclists, pollice alto alla matematica legata alla nostalgia per i Cap ‘N’ Jazz, questa roba non mi ha ancora stufato anche se stanno uscendo ogni giorno gruppi che cercano bene o male di suonarla uguale.
Exercise your wrists. Exercise your grip. Exercise common sense
Telekinesis – 12 Desperate Straight Lines
In sincerità, mi ero scordato che fosse del 2011, ero fermo convinto fosse del ’10. Cosa dire? E’ solo un disco in cui suona Cody Votolato, non è abbastanza? No, perchè è anche un disco pop della madonna santissimissima che dovrebbero ascoltare tutti i fan dei Death Cab, quelli dei Pixies, dei Pavement e di tutto quell’indie fatto semplice e che magari viene scambiato per lo-fi proprio per la sua peculiarità di essere diretto e melodico. Non buttare troppa carne al fuoco e farlo bene è un’arte in cui pochi ancora riescono ad eccellere. I Telekinesis sono in quel bel calderone bollente camicia a quadretti e sorriso sulla faccia munito.
You say nothing and I know it’s true
You say nothing and it comes right back to you
Lemuria – Pebble
Scoprire a caso #1 Musica per orfani dei Rainer Maria. La copertina è ingannevole, sembra quella di un disco degli Avi Buffalo o di altri gruppi hip del momento, ma il contenuto è meglio. Le melodie e l’intreccio di voci sono una pacca nella pancia di chi ha fame di semplicità fatta con la testa. Ogni nota è calibrata, non strafanno mai ma soddisfano, senza che il piatto della bilancia passi sul troppo banale.
At the time I laughed and I thought it was fun
Now I realize how fucked up it was
Prawn – You Can Just Leave It All
Scoprire a caso #2 Era appena uscito il disco dei COR sul loro bandcamp quando per caso ho cliccato qualche tag e ho visto loro fra i profili più visitati. Un clic del mouse, una canzone in anteprima a caso fra quelle disponibili e l’amore infinito ci ha legati. Penfold più post rock? Una cosa è certa, dei Mogwai me ne sbatto i maroni, mi tengo le chitarre infinite e le addiziono al suono Jade Tree. Insomma, i Prawn.
Suggestions beg the question of what we should or shouldn’t do
Saves The Day – Daybreak
Il nuovo Get Up Kids mi aveva fatto buttare via ogni speranza sulla qualità che potrebbe aver avuto Daybreak, consapevole anche del fatto che dovendo chiudere la trilogia concettuale che ha tormentato Chris Conley per gli ultimi 5-6 anni sarebbe dovuto essere un lavoro importante in primis per lui, alimentando la curiosità e la paura che ne uscisse una gran robaccia. Fortunatamente – o sfortunatamente per Matt e soci che a malincuorissimo sono rimasti fuori – il disco è una delle cose migliori sentite dell’anno, incredibilmente vario e il vero passo in avanti della band senza comunque stravolgere le carte che li hanno fatti vincere tutte le altre volte.
They’ll sell sarcasm and constant fear
Don’t be so far don’t be so near
Owen – Ghost Town
Su un forum qualcuno scrisse ‘Owen fa canzoni uguali dalla seconda canzone del primo disco’. Può essere ma questo è – in questo preciso momento in cui sto scrivendo, quindi in anticipo con la data del post – il mio disco ‘vado in spiaggia e non penso ad un cazzo’. Non è servito a niente ma non per questo non rimane un disco bellissimo, come gli altri che ci ha donato Mike Kinsella negli anni.
Crash Of Rhinos – Distal
Anche qui non è facile trovare due paroline da dire. E’ un disco della madonna, fatto di sudore e bassi (al plurale anche perchè ce ne sono due) a livelli da denuncia, che spinge dall’inizio alla fine.
Death Cab For Cutie – codes And Keys
Questo disco al primo ascolto non mi era piaciuto, anzi, ricordo di averlo proprio segnato a penna rossa sul mio ordinatissimo file di blocco note dove segno i dischi. Poi riascoltandolo è cresciuto fino a finire in questa top quindici. E’ indubbiamente diverso ma pure molto meglio di certe cose che Ben ha sfornato negli ultimi anni.
Cause when she sings I hear a symphony
And I’m swallowed in sound as it echoes through me
Into It. Over It. – Proper
Evan T. Weiss non lo conoscevo prima di vedere su internet girare la copertina dello split con i Castevet che fa il verso ai Stay What You Are. Ancora una volta la mia curiosità ci ha preso anche se stare dietro a tutte le cose che fa uscire è fatica. Due dischi usciti nel 2011 – questo e Twelve Towns – e un songwriting che spacca discretamente i culi, detto così in soldoni. Midnight Carroll Street è una delle canzoni più belle sentite in questi dodici mesi, nulla togliendo a tutto il resto.
I’m drawing lines in hindsight
Until the stories start to line up right
These details bent and broke us down
The finest rivalry of our anxiety
La Dispute – Wildlife
Date un libro vuoto al cantante dei La Dispute e rimarrete (nuovamente) soddisfatti. Non si sono smentiti nemmeno sta volta ma personalmente avevo zero dubbi. Sono ancora quella specie di Thursday moderati e girati a fissare influenze diverse, sicuramente letterarie sempre per il motivo di cui sopra, anche con Wildlife. Stesso discorso che ho fatto per i TA e la fama. Disco dell’anno anche per il bel ricordo del concerto e della voce persa cercando di stare dietro allo sciorinare di Jordan Dreyer.
We were barely twenty then, but
While I swore it my allegiance
They chose leaving, all my friends
The Decemberists – The King Is Dead
Ho dovuto un po’ fare la lotta per scegliere questo o il disco dei Trail Of Dead ma ho poi optato per i Decemberists per una questione personale e di maggior numero di ascolti. Se tolgo il disco dei Guk e quello di quello là che non voglio nemmeno più sentire nominare dopo l’indigestione fatta ai suoi tempi è il primo disco del 2011 che ho recuperato (se non sbaglio era pure ancora il 2010). Il vero disco wannabe contadino del c.a., nessuno lo può negar.
Dente – Io Tra Di Noi
Il disco della gag e del mancarone peso. Se scrivi una canzone come ‘Puntino Sulla I’ ti meriti tutto il rispetto del mondo e di tutte le terre infinite. Mai mi sarei detto che un giorno sarei diventato fan di Dente ma è successo ed è diventato la colonna sonora dell’autunno. Ah, la gag è ‘sì ma preferisco Dente’. La capiremo in due. Mal che vada in tre.
Menzione d’onore va all’ep dei Do Nascimiento, alla colonna sonora e i silenzi di Drive, a City and Colour, Chris Carrabba, Tiziano Ferro e i Defeater (che pur essendo la band più ascoltata del mese sono rimasti fuori di un soffio assieme ai Trail Of Dead e i Get Up Kids)